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ITINERARI
Riserva dello Zingaro
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I 1.620 ettari della Riserva Naturale Orientata dello Zingaro si estendono in uno dei paesaggi più suggestivi della Sicilia, nel braccio di terra che, inoltrandosi nel Tirreno meridionale, chiude ad ovest il Golfo di Castellammare. Prima riserva naturale istituita in Sicilia (6 maggio 1981), si sviluppa lungo la costa per oltre sette chilometri, in uno dei pochi lembi di terra ancora integri in tutta l'Isola. Sono montagne che si innalzano dal mare, percorse da sentieri che portano a scoprire scorci di paesaggi di bellezza in cui la luce particolare fa riverberare i colori delle rocce e della vegetazione contrapponendoli alle diverse tonalità di bleu mare del sottocosta.
Strapiombi inaccessibili sui quali Lentischi ed Eriche, Ginestre ed Euforbie, Olivastri e Terebinti, superstiti di quella macchia mediterranea che un tempo ricopriva tutto il territorio, danno rifugio a Falchi, Poiane, Gheppi, Rondoni e Corvi Imperiali.
Nella riserva si trovano oltre 800 specie di piante di grande interesse naturalistico e paesaggistico. Tra esse il Limonio Flagellare (endemico della costa nord occidentale della Sicilia) e il Finocchio Marino, che attecchiscono tra le rocce vicinissime al mare, il Garofanino, il Fiordaliso di Sicilia, la Bocca di Leone e la Stellina Rupestre, che colorano zone più in alto.
Sulle rupi delle aree meno accessibili vivono le specie più importanti: una flora particolarissima, rappresentata da un numero limitato di piante, oggi ancora integra per l'inaccessibilità dei luoghi in cui vegeta: l'Erba Perla, il Vilucchio Turco, la Perlina di Boccone e il rarissimo Limonio di Todaro. Ma la pianta più diffusa è la Palma Nana, che quì raggiunge dimensioni notevoli: oltre all'Ampelodesma (la "Disa"), in alcune zone è talmente fitta da dare al paesaggio l'aspetto tipico della prateria. E' la Gariga, un ambiente risultato dalla millenaria azione dell'uomo, in origine popolato da fitta macchia mediterranea.
Numerose sono le Orchidee Terricole che assieme a Giaggioli, Zafferani, Papaveri e Ranuncoli colorano in primavera i diversi ambienti della riserva. Un aspetto a se costituiscono le depressioni a valle di Monte Acci (la zona dei gorghi tondi, dove la vegetazione, costituita per la maggior parte da giunchi e carici, crea un ambiente ideale per il Discoglosso - un piccolo anfibio esclusivo della Sicilia simile alla rana - ed il Granchio di fiume). Interessanti sono le pendici settentrionali di Monte Passo di Lupo, dove si trova una parete ricoperta da una pianta di Edera plurisecolare ed alcuni frammenti di un bosco di Leccio e di una sughereta superstite di una foresta anticamente estesa su una vasta area dello Zingaro Alto.
Nella riserva nidificano oltre 40 specie di uccelli, altre vi svernano o vi sostano durante le migrazioni. Qui la regina è L'Aquila del Bonelli (uno di rapaci più rari d'Italia), la cui presenza è stata uno dei principali motivi per l'istituzione della riserva, che si riproduce regolarmente nidificando sulle alte pareti delle zone alte.
Un altro abitante dello Zingaro è la Coturnice di Sicilia - una specie endemica quasi estinta nella provincia di Trapani - che dalla riserva ha cominciato a ripopolare le arre limitrofe. Vi si può incontrare anche lo Scricciolo, l'Occhiocotto, il Passero Solitario, l'Usignolo, lo Zigolo e il Saltimpalo. E' frequente anche l'Istrice la cui presenza è testimoniata dagli aculei che si possono trovare lungo i sentieri meno frequentati.
Altri rappresentanti della fauna della riserva sono la Volpe, la Donnola e l'Allocco (rapace notturno tipico dei boschi che si è adattato perfettamente a questo ambiente), il Coniglio Selvatico, ed alcuni rettili come la Vipera, il Saettone, il Biacco e la Lucertola Siciliana. La presenza dei predatori svolge una funzione equilibratrice tenendo sotto controllo l'incremento delle popolazioni delle specie che vivono nella riserva, specialmente del coniglio e dei serpenti. Il paesaggio sottomarino è un susseguirsi ininterrotto di colori e forme. Nelle pareti rocciose ricoperte da alghe, anemoni e madrepore, nuotano i piccoli pesci dalle livree coloratissime tipici delle rocce del sottocosta. In profondità, dove sono più frequenti le spugne, è possibile trovare alcune isolate colonie di corallo rosso, mentre nuvole di gamberetti simili a schegge di cristallo si librano all'ingresso delle numerose grotte sottomarine. La presenza umana è sempre stata una costante dello Zingaro. Quì l'uomo è sempre vissuto integrandosi con l'ambiente naturale.
Da cacciatore e raccoglitore, ha sviluppato nel corso dei millenni un'attività agricola armoniosamente inserita con l'ambiente, testimoniata dalla presenza degli isolati insediamenti e delle abitazioni legate alle attività economiche. Piante endemiche come la "disa" (Ampelodesma tenax) e la Palma Nana (Chamaerops humilis) detta "scupazzu", sono state utilizzate fino a pochi decenni fa per fare scope, corde e ceste, mentre i Mandorli, i Carrubbi, gli Ulivi, le Viti, i Frassini da manna (estratta per mezzo di incisioni trasversali sulla corteccia del tronco e commercializzata in tutta l'isola come dolcificante e per il suo lieve effetto lassativo) e il Sommacco (da cui si ricavava il tannino per la concia delle pelli) sono stati introdotti in diversi periodi. I primi insediamenti umani risalgono al Paleolitico superiore (60.000- 15.000 a.C.) quando piccoli gruppi di cacciatori-raccoglitori avevano trovato quì un ricco di selvaggina e di piante, e si erano stabiliti nelle tante grotte formatesi nelle falesie alcune centinaia di migliaia di anni prima, per l'erosione del mare quando, durante le varie fasi delle glaciazioni, il livello del mare era più alto.
Grotte che erano già state rifugio dei grandi mammiferi che allora abitavano la Sicilia: Elefanti e Rinoceronti, ma anche Leoni, Cervi, Buoi selvatici e Cinghiali. Tra esse la Grotta grande dello Zingaro, abitata fino a pochi decenni fà da pastori che la utilizzavano come ovile durante i periodi di transumanza. In epoca preistorica era probabilmente un luogo di culto dove si svolgevano pratiche magiche o religiose e in cui, lungo i bordi interni, venivano seppelliti i morti. Al suo interno è stato rinvenuto uno dei complessi funerari più importanti d'Europa del periodo Mesolitico (12.000-8.000 a.C.). Sono stati ritrovati, inoltre, frammenti di ceramica di diverso tipo risalenti al neolitico (5.000-4.000 a.C.), età in cui si ha la nascita dell'agricoltura e si incomincia a praticare la pastorizia, all'età del bronzo (2000 a.C.), del VI secolo a.C. e al periodo romano-bizantino.
La presenza delle abitazioni e delle altre costruzioni sono il simbolo dell'evoluzione umana: il Borgo Cusenza, un gruppo di case rurali nei pressi di Monte Passo del Lupo, e alcuni fabbricati sparsi che si trovano in C.da Sughero e in C.da Zingaro, abitati fino ad alcuni decenni fà e destinati a lavori inerenti all'agricoltura ed alla pastorizia; la Torre dell'Uzzo, sulla costa nella C.da omonima, costruita nel '500 con funzioni di militari, a cui in seguito si sono addossate piccole abitazioni di uso agricolo; la Tonnarella dell'Uzzo, attiva fino al secolo scorso con funzioni di appoggio alla più importante tonnara di Scopello.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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